L’alimentazione degli abitanti dell’isola di Okinawa

L’alimentazione degli abitanti dell’isola di Okinawa

Nell’isola giapponese di Okinawa, come in tutto l’arcipelago delle Ryūkyū si registra la più alta speranza di vita al mondo: nello specifico è in uno dei villaggi, Ogimi, dove è presente un numero record di ultracentenari. Oltre ad essere i più longevi, in tarda età non soffrono di quelle patologie croniche che invece sono comuni tra gli occidentali.

Qual è il segreto di tale longevità?

Su questo “caso” da manuale è impegnato da molti anni uno stuolo di ricercatori di vari paesi: si cerca di estrapolare, se c’è, la “formula magica” degli isolani. In maggioranza, gli studiosi ritengono che il fenomeno si debba ascrivere all’alimentazione. Inoltre uno studio di Willcox del 2007 ha dimostrato che nel 1995 la mortalità di un abitante di Okinawa rispetto ad un americano della stessa età è stata in media otto volte inferiore per malattia coronarica, sette volte per il cancro alla prostata, sei volte e mezzo per il cancro al seno, e 2,5 volte per il cancro al colon.

I dati parlano chiaro: le malattie cardiovascolari, nella popolazione di Okinawa, sono ridotte dell’80% rispetto agli Stati Uniti, i tumori sono il 40% in meno, perfino l’osteoporosi è inferiore al resto del mondo. I livelli di colesterolo sono in genere bassi e il danno da radicali liberi è circa la metà rispetto a quello riscontrato nei settantenni di altre nazionalità. In più, negli Stati Uniti e in Giappone il rischio di sviluppare demenza diventa piuttosto alto a partire dagli ottanta anni, mentre a Okinawa l’aumento dell’insorgenza è molto contenuto.

Inoltre da alcune ricerche, svolte anche sui nipoti degli okinawesi emigrati alcuni decenni fa in Canada o in Brasile, emerge che la quasi immunità ad alcune patologie non è ereditaria; pur essendo simili geneticamente ai loro nonni hanno lo stesso rischio di incorrere in quelle malattie dei canadesi e dei brasiliani. Tra i fattori determinanti, oltre all’alimentazione, sicuramente spicca l’importanza data alla pratica dell’attività fisica a partire dalle arti marziali (il karate è stato inventato proprio a Okinawa), al nuoto, alla corsa, al cammino su lunghe distanze, alla bicicletta.

I tre principi base

La cultura alimentare di Okinawa si fonda su 3 principi:

Nuchi gusui: “cibo medicina”. La cura a molte condizioni patologiche parte dal cibo.

Hara hachi bu: “saziarsi all’80 per cento”. Bisogna alzarsi da tavola ancora con un leggero appetito. Questo comporta che gli okinawesi assumono una quantità di calorie inferiore rispetto a chi vive nel mondo occidentale.

Kuten gwa: “porzioni piccole”. Mangiare piccole porzioni di diverse pietanze piuttosto che una sola grossa porzione di un unico alimento per una dieta il più varia possibile.

Alimentazione

Sulla base delle caratteristiche della dieta degli abitanti di Okinawa, è stato anche proposto un metodo di dimagrimento, con il nome di dieta di Okinawa (Okinawa Diet): si fonda su un apporto di calorie limitato, circa 1800 kcal al giorno, prevede il consumo abbondante di ortaggi, frutta, cereali integrali e spezie.

Secondo delle statistiche effettuate la dieta tradizionale degli abitanti di Okinawa apporta il 20% di calorie in meno rispetto alla media giapponese e contiene il 300% in più di verdura di colore giallo e verde, comprende inoltre una quantità considerevole di legumi.

Questa dieta a base vegetariana, prediletta e consigliata anche dal prof. Umberto Veronesi, oltre a consentire di apportare all’organismo umano un regime alimentare salutare ed equilibrato, consente di avere una più lunga aspettativa di vita, poichè rappresenta una preziosa fonte di antiossidanti e di sostanze anti-aging per l’organismo.

Andiamo dunque a scoprire come gli abitanti dell’isola di Okinawa si nutrono: prediligono soprattutto verdure, cereali integrali, alghe e pesce (3-4 volte a settimana). Tecnicamente non sono vegetariani anche perché consumano carne, soprattutto maiale, sebbene raramente. Si prevede il consumo dalle sette alle tredici porzioni settimanali di carote, cavoli, germogli di soia, dalle due alle quattro porzioni di frutta al giorno (sebbene considerata quasi un bene di lusso); inoltre, grande priorità è riservata alla soia (sotto forma di tofu, miso o salse), alle spezie (curry) ed al thè specie quello verde, fonte di antiossidanti e di sostanze anticancro.

La base dell’alimentazione di Okinawa è il riso integrale, che cuociono spesso al vapore (in alternativa servono la soba, cioè un impasto di grano saraceno integrale).

Si usa iniziare i pasti con una ciotola di verdure crude, ma le verdure vengono anche cotte al vapore o saltate nel wok, tipica pentola molto utilizzata nelle preparazioni della cucina giapponese. Poi portano in tavola cavoli, carote, rape, germogli di bambù, funghi e la loro zucca (goya). Tra le alghe maggiormente usate troviamo le kombu, le nori e le hijiki. L’abitudine di assumere latte e latticini non è radicata come in altre tradizioni, anche i dolci sono quasi assenti. Il consumo dei carboidrati come pane e riso è ridotto al minimo, sono invece assunte in abbondanza le patate dolci a polpa rosso porpora (beni-imo), il cui indice glicemico è basso.

L’apporto calorico giornaliero è sempre contenuto, basta pensare che già ai bambini viene insegnato di smettere di mangiare ancor prima di sentirsi del tutto sazi.

Oltre all’alimentazione contano anche le tecniche per vincere lo stress, alle quali questa popolazione si dedica abitualmente e la forte solidarietà fra gli abitanti. Se davvero esiste un “Cocoon”, un luogo dell’eterna giovinezza, sembra trovarsi proprio qui.