Il caffè d’orzo è una bevanda ricavata dal cereale, utilizzata come sostituto del caffè, dalle mille proprietà e privo di caffeina che la rendono adatto a tutti. Può essere consumato ad ogni età, in gravidanza e anche da persone che hanno problemi di ansia, insonnia, ipertensione e gastrite.
L’orzo, con il nome scientifico di Hordeum Volgare, è stato il primo cereale ad essere coltivato dall’uomo circa 10 mila anni fa nell’Era Neolitica. Già Ippocrate nel 400 a.C. ne decantava le proprietà digestive ed energizzanti, tanto che la bevanda era chiamata “Tisana d’Ippocrate”. Anche i gladiatori, chiamati appunto Hordeari, “mangiatori di orzo”, come raccontava Plinio Il Vecchio, dopo le battaglie si nutrivano di orzo e bevande derivate che li aiutava nel recupero muscolare. Il contenuto di amido, uno zucchero semplice che il nostro corpo assimila facilmente, garantisce un effetto energizzante graduale. Nell’antica Grecia veniva invece utilizzato per stimolare il pensiero: in effetti il potassio e il fosforo in esso contenuti migliorano la memoria.
Il caffè d’orzo così come lo conosciamo è stato inventato in Italia poiché la bevanda che si conosceva in passato è più simile al tè che al caffè e si ottiene infatti per infusione del cereale. Il caffè d’orzo nel resto del mondo ha una diffusione minore rispetto all’Italia: nei paesi anglosassoni è chiamato “barleycup”, in Spagna e in Sud America “cafè de cebada” e in Giappone “mugicha”. Ma se in Italia il caffè d’orzo è composto solo dal cereale tostato e macinato, nel resto del mondo si trova miscelato con cereali meno pregiati come la segale. Spesso viene aggiunta cicoria per conferire un sapore più amaro alla miscela.
Il boom europeo e soprattutto italiano di caffè d’orzo ci fu quando l’Italia fu sottoposta all’embargo internazionale da parte della Società delle Nazioni prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo rese il caffè introvabile nel nostro Paese o comunque troppo costoso poiché in Italia non ci sono le condizioni climatiche adatte alla sua coltivazione. Il caffè d’orzo diventò dunque la bevanda dei poveri. Il 2 giugno del 1946 con la nascita della Repubblica Italiana, l’Italia riprese il commercio internazionale, compreso quello del caffè, con l’abbandono di quello d’orzo che riprese negli anni ‘70.
L’orzo è l’unica pianta in grado di crescere in tutte le aree del mondo: sono state identificate decine di geni grazie ai quali la pianta attua dei meccanismi che permettono di captare la condizione ambientale e adattare il proprio ciclo vitale a seconda dell’ambiente. Sono stati sequenziati 400 genomi provenienti da 70 paesi.
Consumare abitualmente una tazza di caffè d’orzo è una buona abitudine poiché vanta numerose proprietà che vengono di seguito elencate.
Per preparare il caffè d’orzo i metodi più utilizzati sono quello di bere orzo solubile da sciogliere in acqua o latte caldo, quello di utilizzare cialde e capsule per macchinette predisposte e quello di prepararlo con la moka. In quest’ultimo caso il cereale, tostato e macinato, viene versato nel filtro della moka al posto del caffè ma in quantità decisamente ridotte.
In commercio esiste anche un tipo di “moka da orzo” grande il doppio di quella da caffè che permette l’estrazione di tutti i principi attivi presenti nell’orzo. Questa caffettiera è nata appositamente per la preparazione del caffè d’orzo e consente di ottenere una bevanda più dolce e con un’ottima schiuma.
Al bar invece si utilizzano delle macchine per caffè con filtri speciali o delle macchine da orzo che rendono il preparato più dolce e cremoso.
Purtroppo, l’orzo è un cereale che contiene glutine e per questo la bevanda che ne deriva può essere consumata da tutti tranne che da persone celiache o che soffrono di intolleranza al glutine.