Nell’antichità il carbone vegetale venne menzionato già nel 1550 a.C., nel papiro di Ebers, ma soltanto dal XVIII secolo sono state apprezzate le sue capacità “assorbenti”.
Il carbone vegetale, definito anche carbone attivo o attivato, consiste in una polvere ottenuta dalla lavorazione di legname di diverso tipo (betulla, pioppo, salice, tiglio, ecc.) o da gusci di frutta e segatura. Per ottenere questo prodotto il legno viene scaldato a temperature molto elevate, a circa 500-600°C in un ambiente privo di ossigeno (pirolisi). Il prodotto che rimane in seguito a questa combustione, inodore e insapore, viene trattato e reso poroso, proprio per accentuarne le proprietà adsorbenti utili nel campo della salute.
La proprietà più conosciuta ed apprezzata del carbone vegetale è appunto quella adsorbente, che consiste nella capacità di assorbire all’interno dei pori le molecole e gli atomi liberi.
Per questa sua caratteristica viene impiegato per gli scopi di seguito descritti.
Un aspetto meno conosciuto ma molto apprezzato è la capacità di legarsi alle sostanze presenti nel tratto gastro-intestinale, in particolare al colesterolo, favorendone l’eliminazione.
In cucina il carbone vegetale viene impiegato come colorante naturale o nella realizzazione di prodotti da forno, ai quali conferisce un aspetto nero dal notevole impatto visivo.
Redatto da Progeo s.r.l.
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